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LA LEGA E IL DDL 735

Lo spunto per questo post è rappresentato da una recente esternazione della senatrice della Lega, nonché avvocata, Giulia Bongiorno.
Il ddl Pillon non è andato avanti perché noi abbiamo deciso che non era una priorità. Non lasciamo ad altri meriti che non hanno“, afferma la senatrice.
Peccato che quando venne presentato, il DDL 735 era il fiore all’occhiello della Lega, firmato da tutti i membri leghisti in Commissione Giustizia del Senato; e altrettanto peccato che nessuno di loro abbia a tutt’oggi ritirato la firma.
Si tratta di iniziative personali dei senatori leghisti o di precisi ordini di partito?

Adesso la senatrice si mette a fare il gioco dello sceriffo buono e di quello cattivo, cerca di rigirare la frittata per negare la sconfitta.
La senatrice sarebbe lo sceriffo buono che dice alle donne, no tranquille il DDL 735 non è tra le priorità della Lega; Pillon sarebbe lo sceriffo cattivo, il talebano della bigenitorialità e della PAS.
No senatrice, il DDL Pillon lo ha voluto fortemente la Lega, è stato presentato in una riunione del 26 luglio 2018, convocata dal senatore leghista Pillon alla quale parteciparono numerosi esponenti leghisti oltre a esponenti delle cosiddette associazioni di padri separati e votato all’unanimità dai presenti, tranne un solo astenuto; è stato poi fortemente sostenuto dai comitati per Salvini premier.
Lo stesso Salvini in numerosi comizi ne ha parlato come di un disegno di legge al quale la Lega teneva molto nell’interesse delle famiglie italiane.
E lei senatrice vuole fortemente il reato di alienazione parentale. Quindi non prendete in giro nessuno.

Chi ci tiene molto al DDL Pillon, insieme alla Lega, sono i padri separati violenti o pedofili, che vengono rifiutati dai figli proprio a causa della violenza o delle tendenze pedofile.
Ciò che prevede il DDL Pillon (mediazione familiare obbligatoria, tra l’altro vietata dalla legge e dal buon senso, mantenimento diretto, alienazione parentale, ecc.) è proprio la medesima feccia sostenuta dai padri separati violenti o pedofili.
Nella stragrande maggioranza delle separazioni coniugali non c’è alcun bisogno di mediazione familiare perché gli ex-coniugi riescono a trovare un accordo e risolvere il conflitto. Dove non si trova accordo è solo nelle separazioni che fanno seguito a violenza in famiglia o abusi sessuali sui figli minori; e non si può trovare nessun accordo in questi casi perché non è in atto alcun conflitto da mediare ma c’è solo violenza, poiché il genitore violento (di solito il padre) non vuole mollare le sue vittime (di solito ex-moglie e figli).
E questo, da avvocata, dovrebbe risultarle; in quante, delle separazioni che ha seguito, ha avuto necessità di ricorrere alla mediazione familiare? Solo in quelle in cui viene denunciata violenza in famiglia o abusi sessuali sui figli; ma sa, o dovrebbe sapere, che la mediazione familiare è vietata dalla legge in questo tipo di separazioni. Eppure la Lega la promuove.
In quante, delle separazioni che ha seguito, ha avuto necessità di ricorrere al concetto di alienazione parentale? Solo in quelle in cui viene denunciata violenza in famiglia o abusi sessuali sui figli; ma sa, o dovrebbe sapere, che l’alienazione parentale, con tutte le sue varianti manipolatorie, è stata dichiarata priva di basi scientifiche dal Ministro della salute nel 2012.
L’alienazione parentale è solo una strategia processuale, da azzeccagarbugli, mi verrebbe da dire di bassa lega, per screditare la testimonianza delle donne e dei minori che accusano i padri di violenza in famiglia o di abusi sessuali sui figli.

Adesso la Lega, per una strategia da bassifondi della politica, sta facendo finta di fare marcia indietro sul DDL Pillon; ma è mera strategia e, ripeto, non prendete in giro nessuno. Intanto il DDL Pillon rimane lì nel cassetto della Commissione Giustizia del Senato, con ancora le firme di tutti i membri leghisti, in attesa degli eventi e del momento opportuno in cui tirarlo fuori nuovamente.
Non è la Lega che non lo ha mandato avanti ma è la Lega che sul DDL Pillon è stata sconfitta dalla mobilitazione delle donne e di chi combatte la PAS, a tutti i livelli; e siamo sempre pronti a una nuova mobilitazione contro la Lega, l’oscurantismo del XXI secolo.

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GLI PSICOLOGI E I PADRI SEPARATI

Ormai siamo alle comiche.

Il CNOP (consiglio nazionale degli ordini degli psicologi) è intervenuto nell’ambito del dibattito sviluppatosi in seguito alla discussione, in Commissione Giustizia del Senato, degli osceni DDL (osceni nel senso che al termine dà Jean Baudrillard, nel non considerare la diversità delle varie situazioni separative, di affidamento, collocazione e frequentazione) che intenderebbero modificare la legge 54/2006, con un proprio documento.

Purtroppo citano l’articolo di una perfetta sconosciuta nel mondo psicologico internazionale, una certa Linda Nielsen.
Della Nielsen aveva già parlato in Commissione Giustizia il pediatra di Varese nel corso della sua audizione, entusiasmandosi e presentandola come un’esperta in metanalisi.
Il collega purtroppo non sa cosa sia una metanalisi e scambia gli articoli pubblicati dalla Nielsen nei quali cita altri articoli favorevoli alla residenza alternata, per metanalisi.

Se davvero si volesse effettuare una metanalisi dei lavori sulla residenza alternata si dovrebbero cercare nelle banche dati internazionali TUTTI gli articoli sull’argomento (e non solo quelli favorevoli alla propria tesi) pubblicati a livello internazionale in un determinato periodo di tempo, sottoposti a peer-review; se ne vengono esclusi alcuni si devono indicare i motivi dell’esclusione, pena l’inconsistenza del lavoro di metanalisi.

Perchè sono importanti le metanalisi?
Posso parlare del mondo della medicina e della psichiatria, perché del mondo della psicologia conosco poco, non so se esistano articoli psicologici sottoposti a peer-review e non so se su questi lavori siano state effettuate delle metanalisi.
In medicina sono famose alcune metanalisi che hanno portato a rivedere alcune pratiche terapeutiche (es. vagotomia per la cura del’ulcera gastrica, legatura dell’arteria mammaria interna per la cura dell’angina pectoris, ecc.).

Gli articoli della Nielsen non sono affatto metanalisi e spacciarli per tali è antiscientifico, è una frode scientifica. Un’idea di cosa sia una metanalisi la si può trovare qui. Come si vede è una cosa troppo complessa per le menti semplici dei sostenitori dell’alienazione parentale.

Perché il CNOP ha citato questa Nielsen che è una fanatica sostenitrice della residenza alternata? Chiaramente non lo so. Di fronte alle polemiche sollevate ad arte dai padri separati il CNOP si è affrettato a fare una sorta di marcia indietro, con grande soddisfazione dei cavernicoli che si annidano tra i sostenitori dell’alienazione parentale.

Il discorso è di una semplicità disarmante.
Se la separazione è tranquilla, consensuale, senza violenza o abusi sessuali, sono gli stessi genitori d’intesa con i figli, che trovano le soluzioni più adeguate; e psicologi e compagnia bella se ne stiano fuori dalle scatole.
Ma se c’è violenza, se ci sono abusi sessuali, davvero vogliamo mettere i figli a rischio? Davvero gli psicologi hanno già dimenticato alcune tragedie? Questa. E quest’altra. E poi tutte le altre, meno note, forse, ma non meno tragiche. Tragedie avvenute perché non si sono voluti ascoltare i bambini; e gli psicologi, in veste di CTU, hanno le loro grosse responsabilità per avere costretto questi bambini a frequentare i padri che poi li hanno uccisi. Bambini che per gli psicologi avevano la PAS; adesso di sicuro non ce l’hanno più. E nonostante tutto questo ancora non hanno imparato, gli psicologi, a stare lontani dai padri separati.
E che i padri stronzi (anche qualche madre in verità), bastardi, violenti, criminali, pedofili, esistano è un dato di fatto, checché ne pensino i benpensanti, ivi compreso quel senatore della Lega che tanto si spende per i padri separati; evidentemente non li conosce bene.

A ogni buon conto, se proprio ci si voglia documentare su tali questioni, si leggano almeno articoli seri, pubblicati da psicologi rinomati e non da una sconosciuta (ritenuta dal senatore di cui sopra addirittura una guru della psicologia; egregio signore, i guru esistono nel suo piccolo mondo patriarcale ma non nel mondo scientifico), da istituzioni pubbliche.

Qui un ottimo articolo sulla vicenda.

Un articolo serio sulla residenza alternata è il seguente; naturalmente se il senatore ne vorrà tenere conto, bene, se intendesse ancora ignorarlo mal gliene incolga.
REMARQUES SUR LES ÉTUDES CITÉES EN FAVEUR DE LA REÉSIDENCE ALTERNÉE AVANT 3 ET 6 ANS. Traduzione in italiano; nella bibliografia sono citati gli studi internazionali più importanti sul tema, pubblicati non da guru ma da scienziati veri che hanno a cuore il destino dei bambini.

Ricordiamo infine il nostro lavoro inviato a tutti i parlamentari all’epoca degli altri osceni DDL e PDL delle precedenti legislature. Stiamo preparando un suo aggiornamento alla luce degli studi più recenti. Basti dire che l’arretratezza italica sulla questione è tale che nel 2006, mentre il nostro Parlamento approvava la Legge 54/2006, il Québec già criticava la sua legge sul condiviso e la residenza alternata; nel 2011, quando i parlamentari nostrani riproponevano lo scempio della PAS (poi divenuta alienazione parentale) e della residenza alternata, l’Australia faceva piazza pulita di tutti questi concetti. La Francia ha introdotto da anni nel suo codice civile i principi della Convenzione di Istanbul e l’Inghilterra ha rigettato definitivamente un emendamento voluto dalle associazioni di padri separati sulla residenza alternata.

Questi i fatti; il resto sono solo scempiaggini.

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DDL 735 – II

Nel post precedente ho riportato una citazione di Norbert Wiener il cui senso è che non si può comprendere appieno il presente né progettare il futuro se non si ha piena consapevolezza del passato.
I senatori che si accingono a modificare il Diritto di famiglia devono quindi fare un piccolo sforzo documentativo per conoscere da dove viene la riforma del Diritto di famiglia al fine di apportare allo stesso i miglioramenti necessari a superare le difficoltà attuali.

Sarò necessariamente sintetico, linkando i documenti relativi, per non scrivere un trattato.
La legge n. 54 sull’affido condiviso è stata approvata nel 2006; ho reperito in rete alcuni passaggi del dibattito parlamentare dell’epoca, dibattito al quale si vuole sottrarre il DDL 735. Mi colpì in particolare la dichiarazione di voto dell’On. Maria Burani Procaccini, all’epoca Presidente della Commissione bicamerale per l’Infanzia, che prannunciò il voto contrario nonostante facesse parte della maggioranza di governo che poi approvò la legge:

«La legge è adultocentrica perché c’è una serie di problemi legati ad essa. Per esempio, qui, in effetti, si può parlare di genitore di area. Infatti, i genitori si dividono le aree di competenza relative ai bambini. C’è il genitore competente per la scuola e quello per lo sport. C’è il genitore competente per le scarpe e quello per i vestiti. Veramente siamo arrivati ad un assurdo per cui, per voler fare del bene, si finisce per fare del male a tutti, all’uomo, alla donna e al bambino, che sono coinvolti in questo momento doloroso rappresentato dalla divisione familiare. Inoltre, vi è la mancata previsione della residenza abituale del minore … Il fanciullo nel provvedimento in esame non è al centro, appare sullo sfondo come un personaggio da chiudere in un cassetto o nell’altro».

Altri interventi sono a questo link; comunque, per i Senatori della Commissione Giustizia non sarà difficile accedere all’intera documentazione.

Un intervento critico sulla legge 54 è quello espresso dopo circa due mesi dalla sua approvazione a un convegno di Reggio Emilia organizzato dal Forum associazione donne giuriste; l’intervento non è più in rete ma l’ho archiviato sul mio sito.

Le associazioni di padri separati, che avevano concepito la legge, si misero immediatamente al lavoro per presentare nuovi progetti di legge intesi a riformare la legge 54 secondo i loro propositi; il primo di questi progetti, il DDL 957, venne presentato nel 2008. L’intera storia è riassunta qui.

In prima linea nel sostenere il DDL 957 e gli altri similari c’era un’associazione di padri separati, ADIANTUM; come si può vedere si presentava come un coordinamento, o meglio associazione di associazioni nazionali per la tutela del minore. Nata nel 2008 contava tra i suoi soci fondatori il padre di un pedofilo condannato con sentenza definitiva della Cassazione, alcune sigle (FENBI, GeSe, Papà separati Novara) non riconducibili ad alcuna associazione, e tra i suoi consulenti un padre separato che non aveva avuto l’affidamento dei figli per presunti abusi sessuali sugli stessi. E questi soggetti dovrebbero tutelare i minori!

La XVI legislatura comunque si chiuse senza che uno di questi progetti giungesse alla discussione in aula.

La XVII legislatura si aprì, sotto questo punto di vista, con una pletora di proposte e disegni di legge ricalcanti i precedenti ma senza nulla di concreto.

Immancabile anche in questo caso il sostegno di varie associazioni di padri separati; nel frattempo infatti l’associazione Crescere Insieme marciò per proprio conto e da una scissione di Adiantum nacque il Colibrì. Inoltre per smentire la fama di maschilismo e misoginia che aleggiava su queste associazioni di padri separati, le stesse diedero vita a una pseudo-associazione virtuale, il Movimento femminile per la parità genitoriale, molto presente su Facebook. In realtà si tratta della solita mistificazione, come spiegato in questa nota. Tra le figure di spicco di questo movimento c’è la segretaria di una sezione milanese della Lega.

Anche la XVIII legislatura si è aperta, sul piano del Diritto di famiglia, con i soliti progetti dei padri separati, già falliti nelle precedenti, e tra questi il DDL 735. Prima di procedere all’analisi del DDL 735 credo sia opportuno soffermarsi un po’ a vedere chi sono i suoi sostenitori.

In primo piano l’associazione Colibrì, che si è distaccata da tutte le altre; sul suo sito riporta di rappresentare 19 associazioni italiane che si riconoscono in questo  coordinamento. Cliccando sui link si può sapere qualcosa di più.
Per sette di queste, a questo punto, presunte associazioni è riportato solo un indirizzo di posta elettronica. La prima ha l’aria più di un sito di commercio online che di una associazione di volontariato; la terza rimanda a una pagina pornografica (https://donnecontro.info/). Di alcune non esiste più il sito, altre fanno capo al sito del Dr Vezzetti (Figli per sempre) attraverso il quale pubblicizza le sue attività. L’ultima in ordine di tempo.

Verso la fine di luglio è stata data notizia su Facebook di una riunione a Roma con il sen. Pillon nel corso della quale i presenti avrebbero dato l’OK alla presentazione del DDL; i partecipanti, a quanto riportato sulla pagina Facebook dell’organizzatore sono stati circa 80; visualizzando alcuni profili Facebook si vede che vi sono attivisti romani della Lega e alcuni avvocati. Tra le associazioni presenti vengono riportate quelle del sito del Colibrì, già citate. Insomma un panorama abbastanza squallido sul piano associativo.

Non ho avuto il tempo di visitare uno per uno i profili Facebook degli 80 partecipanti, ma sono certo che chi lo facesse troverebbe delle sgradite sorprese, soprattutto andando a vedere le foto; cito solo un esempio di uno che sembra viaggiare molto, in diversi Paesi del mondo e di ciascuno serba un ricordo fotografico di donne, qualcuna forse dell’età della sua figlia maggiore. Insomma un bel quadretto, emblematico dello spessore morale di questi padri separati che vogliono l’affido realmente condiviso e il mantenimento diretto.

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DAL BRASILE UNA GRANDE LEZIONE DI CIVILTÀ

Nel 2010 un’associazione di padri separati esultò alla grande per l’approvazione in Brasile di una legge che riconosceva l’alienazione parentale.

Adesso, dopo otto anni, il Brasile ha voltato pagina e ha approvato una legge per la protezione di donne e bambini dalla violenza e dagli abusi sessuali.

La legge modifica il Codice civile brasiliano prevedendo la perdita dell’affidamento e della custodia dei figli (potestà genitoriale) per il genitore violento o abusante.

«Lo scorso mercoledì il Senato ha approvato la PCL 13/18. La proposta, presentata dalla deputata Federale Laura Carneiro, determina che le persone che hanno commesso crimini contro il padre o la madre dei propri figli perderanno automaticamente il potere familiare – relativo alla custodia dei minori».

Il Sud-America non ha la Convenzione di Istanbul ma ha una Convenzione Interamericana per la prevenzione della violenza contro le donne, Convenzione di Belém che risale al 1994.
Ventiquattro anni per la sua applicazione.
Noi in Italia dobbiamo aspettare altrettanto per vedere applicata la Convezione di Istanbul?

In Brasile hanno voltato pagina sull’alienazione parentale perché in questi otto anni si sono resi conto del disastro sociale provocato dall’utilizzo di questo concetto nei processi di separazione e affidamento dei minori.
Si sono resi conto che stavano tutelando il genitore violento o abusante invece di tutelare realmente donne e bambini.
Si sono resi conto della mistificazione di Gardner e dei suoi seguaci, o ‘fedeli’, secondo la sua stessa dichiarazione alla Conferenza di Francoforte del 2002.

L’attuale Governo italiano invece, condizionato dalla presenza nella maggioranza di una forza politica razzista, omofoba e misogina, quindi sostanzialmente fascista, ha previsto nel contratto di governo norme per tutelare i padri violenti o abusanti, mistificandole come lotta all’alienazione parentale.
L’approvazione di queste norme, come dai primi Disegni di legge presentati (n° 45 e n° 735), ispirati dalle associazioni di padri separati, ci porterà al medesimo disastro sociale.

L’Italia non ha bisogno di una legge sull’alienazione parentale perché questa congettura, priva di basi logiche e scientifiche, mira solo a proteggere i genitori violenti o abusanti e a occultare le violenze su donne e bambini.
L’Italia ha bisogno di norme per l’applicazione della Convenzione di Istanbul.

AGGIORNAMENTO

Il suddetto progetto di legge è stato ratificato dal Presidente della Repubblica e pubblicato come Legge federale n. 13715 del 24/09/2018.

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DDL 735 – I

Ovvero “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di
bigenitorialità”; potete leggerlo qui.

Sottotitolo: un pastrocchio incredibile.

Le norme in materia di Diritto di famiglia vanno sicuramente aggiornate alla luce sia della violenza sempre crescente che emerge nelle relazioni familiari e affettive in genere sia della normativa comunitaria relativa alla violenza di genere e intrafamiliare. Invece i padri separati, che hanno ispirato il DDL, ci propongono il ritorno al codice del 1942, il ritorno al pater familias. Il nuovo che arretra.

La grande assente di questo DDL è proprio la violenza, come se questa parola sia interdetta e il suo solo pronunciarla, o scriverla, possa provocare disastri, maremoti, terremoti, il ritorno di Satana. Nel profluvio di parole di questo DDL, ben 10.537, di articoli, commi e sottocommi, la parola violenza compare solo tre volte, una volta da sola, una nell’espressione ‘violenza domestica’ e una in quella di ‘violenza endofamiliare’. Tutto qui, egregi Senatori che avete sottoscritto questo DDL? Il DDL dei padri separati?

Nel 2011 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha emanato la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, detta per brevità Convenzione di Istanbul (CdI) per il semplice motivo che è stata approvata nella città di Istanbul.

Forse alcuni padri separati leggendo la parola Istanbul si saranno allarmati temendo un’invasione islamica, ma coraggio, leggetela, non è una cosa turca, nonostante il nome. Non può nuocere alla vostra salute.

La CdI è stata ratificata dall’Italia con la Legge n. 77 del 2013 e quindi è a tutti gli effetti una legge dello Stato italiano che chiunque ha l’obbligo di osservare e di farla osservare; a maggior ragione i Senatori dello Stato italiano che si apprestano ad apportare modifiche al Diritto di famiglia, dato che la CdI si occupa precipuamente di violenza intra-familiare.
Invece di applicare la CdI e quindi apportare al Codice Civile le modifiche richieste dalla CdI alcuni Senatori presentano un DDL fuorilegge, nel senso che non tiene nel minimo conto quanto previsto dalla CdI in termini di affidamento dei minori, mediazione familiare, ecc. Non solo, per alcuni aspetti, come si vedrà di seguito, è in aperto contrasto con le norme introdotte dalla Legge 77/13.

Qualora il DDL 735 venisse approvato senza le necessarie modifiche richieste dalla normativa comunitaria andrebbe sicuramente incontro a censure da parte della Comunità europea.

Per taluni aspetti presenterebbe profili di incostituzionalità:
– Art 10, comma 1: L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
– Art. 117, comma 1: La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.

Inoltre verrebbe disapplicato in sede giudiziaria come da Sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite Penali: «L’obbligo di interpretazione conforme è ancora più pregnante riguardo alle norme elaborate nell’Unione Europea, atteso che il principio del primato del diritto comunitario impone al giudice nazionale l’obbligo di applicazione integrale per dare al singolo la tutela che quel diritto gli attribuisce, disapplicando di conseguenza la norma interna confliggente, sia anteriore che successiva a quella comunitaria. Ove sorgano questioni di conflitto con una norma interna, il giudice deve disapplicare la norma interna» (Sentenza 29 gennaio 2016 n. 10959).

Come dicevo in apertura, un incredibile pastrocchio.
Ma, onestamente, si può mai ritenere che chi ha sfasciato la propria famiglia in malo modo (violenza o abusi sessuali incestuosi) possa costruire qualcosa di buono per la società?

Mi permetto di consigliare ai sigg.i Senatori della Commissione Giustizia di documentarsi meglio su tali questioni, non su Wikipedia o sui blog dei padri separati ma su testi seri:

A) Sulla violenza in famiglia: “Nozze di sangue. Storia della violenza coniugale“, di Marco Cavina, Professore Ordinario di Storia del diritto medievale e moderno all’Universtià di Bologna.

B) Sulla violenza di genere: “Crimini contro le donne“, del giudice Fabio Roia.

C) Sui conflitti tra padri e figli: “Non sei più mio padre” e “Come uccidere il padre“, di Eva Cantarella, storica dell’antichità e del Diritto antico.

D) Sugli abusi sessuali incestuosi sui minori: “Rompiamo il silenzio“, dell’avv. Girolamo Andrea Coffari, Presidente del Movimento per l’Infanzia; “Abuso sessuale sui minori. Scenari, dinamiche, testimonianze“, di Giuliana Olzai.

Come ha scritto Norbert Wiener, il padre della Cibernetica, «Per rispettare il futuro bisogna essere consapevoli del passato; e se le ragioni dove questa consapevolezza del passato è reale si sono ridotte a una punta di spillo, tanto peggio per noi, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli» (Norbert Wiener, Introduzione alla cibernetica, Universale Scientifica Boringhieri, 1970).
Chi ha scritto quel DDL mostra di non avere nessuna consapevolezza della storia della famiglia e del Diritto di famiglia e ci porterà al disastro sociale.

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