Non si può parlare di PAS

Nella vicenda successiva, per prevenire ogni tentativo dei CTU, uno psichiatra e uno psicologo, di ricorrere ancora al concetto di PAS per spiegare il rifiuto della bambina di frequentare il padre, concordai con l’avvocato della madre, l’avv. Andrea Coffari, di chiedere al Giudice di inserire tra i quesiti anche il seguente: «Precisi il CTU ove ravvisi un comportamento patologico della minore a quale sistema internazionale di classificazione delle malattie di riferimento si possa ricondurre». Non vi fu opposizione del legale del padre e il giudice ammise il quesito.

Il CTU si irritò molto per questo fatto; ovviamente, il riferimento alla classificazione internazionale delle malattie metteva fuori gioco la PAS.

Nella presente vicenda separativa e di affidamento della minore la S.V. ha disposto una CTU formulando i seguenti quesiti:

acquisire, sulla base di adeguati colloqui sia con le parti che con la minore, ogni utile elemento di giudizio che permetta:

a) di accertare se la bambina rifiuti effettivamente ogni relazione con il padre e, in caso affermativo, di ricostruire la genesi di tale disposizione, verificando se essa sia riconducibile ad una reale condizione di disagio che affonda le sue radici in accadimenti che possano averne profondamente influenzato la psiche; o piuttosto a fatti, situazioni e comportamenti idonei, compatibilmente con il livello di consapevolezza e di discernimento proprio della sua età, ad alterarne la spontaneità e la capacità di restituzione dei pregressi vissuti personali, valutandone il livello di suggestionabilità anche alla luce del contesto ambientale e familiare in cui attualmente vive;

b) di delineare, tenendo opportunamente conto degli accertamenti di cui sopra, il regime e le modalità di affidamento e di frequentazione della minore che siano meglio confacenti al caso, avendo riguardo all’assetto di vita, ai costumi, alle occupazioni lavorative, alle attitudini, alla disponibilità ed alla capacità di ciascuno dei genitori di soddisfarne nel modo migliore i molteplici bisogni”.

Con udienza successiva i sopraddetti quesiti sono stati così integrati:

1) Precisi il CTU ove ravvisi un comportamento patologico della minore a quale sistema internazionale di classificazione delle malattie di riferimento si possa ricondurre.

2) Osservi la relazione padre-figlia, madre-figlia e ne tragga le conclusioni.

3) Ove si ravvisi una condizione patologica indichi strategie comportamentali.

Le operazioni peritali hanno avuto inizio il giorno … alle ore … in …, presso lo studio professionale del Dr …, in Via ….

Sono stati ascoltati nell’ordine la minore poi la sig.a … e infine il sig. ….

ASCOLTO DELLA MINORE

Dopo una breve fase di familiarizzazione con i CTU la minore parla con spontaneità delle sue amichette, dei film che ha visto insieme a loro e alla zia; parla poi della sua scuola, delle attività che stanno svolgendo in occasione delle festività natalizie, della campagna a favore dell’UNICEF che si sta svolgendo nella sua scuola, dei suoi amichetti, dei risultati scolastici (“ho preso ottimo”) e delle sue attività extra-scolastiche, il pattinaggio due volte la settimana e il nuoto in estate.

Nel rispondere alle domande è diretta, spontanea, non ha esitazioni, guarda in viso l’interlocutore, non mostra inibizioni, non volge mai il viso verso la madre, presente al colloquio, mostrando di non cercare la sua approvazione prima di rispondere alle domande.

Nel corso del colloquio riferisce di non essere “contenta di una cosa: perché vado al Consultorio a vedere mio padre”. Continua dicendo: “All’inizio non si è comportato male con me, andavamo al supermercato. Poi ha avuto una brutta idea di trattarmi un po’ male”.

A questo punto il CTU chiede se è stata solo un’idea o sono successe delle cose; la bambina dice che si vergogna di parlarne e ripete che non vuole andare al consultorio. Dice che ci va il martedì e il giovedì e spontaneamente aggiunge: “Io non sono tanto serena”.

Anche in questo dialogo risponde direttamente all’interlocutore guardandolo in viso e senza mai voltarsi a guardare la madre.

ASCOLTO DELLA MADRE

La sig.a … è nata a … il …. Nulla di significativo nella storia personale, figlia unica, il padre è deceduto quando lei aveva 20 anni, per K polmonare, la madre è in vita e ha qualche piccolo problema di salute. Riferisce di un rapporto molto bello con il padre, che era maestro elementare, molto portato al dialogo per cui anche i dinieghi non erano mai imposizioni ma dei “no ragionati”. Nulla di significativo durante l’adolescenza, se non le normali ribellioni adolescenziali sugli orari di rientro, sul recarsi in discoteca, ecc. Dopo la maturità si è iscritta a … a … ma in seguito alla perdita del padre si è trasferita a …. Dopo aver conseguito la laurea ha fatto l’esame in .., poi vari concorsi pubblici ottenendo la cattedra in un istituto di scuola media di secondo grado; ha poi svolto … e superato l’esame di ….

Ha conosciuto il suo ex-marito all’età di 30 anni, tramite amici comuni, si sono frequentati e sposati dopo un anno circa; hanno scelto di avere subito un figlio per cui è rimasta incinta subito dopo il matrimonio.

Riferisce che i problemi coniugali sono cominciati già da subito tanto che decisero di provare a stare lontani per un po’ di tempo; tornò quindi a vivere in casa della madre perché all’epoca ancora non lavorava. Di fatto erano separati.

Dopo la nascita della bambina il padre ha potuto vederla sin da subito, ma, riferisce, si recava a visitarla molto tardi, quando già la bambina dormiva e questa della compatibilità degli orari di vista è stato in dall’inizio una difficoltà poiché lei chiedeva al padre di visitare la bambina in orari più compatibili con i ritmi della bambina mentre il padre, adducendo motivi di lavoro, si presentava dopo le 20.00, oppure, in estate, alle 14.00, quando la bambina già dormiva. Questa sua puntualizzazione sugli orari più opportuni di visita è stata dal padre sempre interpretata come ostruzionismo.

Successivamente c’è stata la separazione consensuale con l’indicazione degli orari di visita che sono stati rispettati. Non ci sono stati problemi fino quando la minore ha compiuto cinque anni, e cioè dal … al … circa; in quell’epoca notò che in casa la bambina faceva dei giochi strani con le bambole, mimando atti sessuali e le diceva inoltre che il padre le faceva vedere film di donne nude, che questi erano loro segreti, e che se parlava di questi segreti che aveva con il padre le faceva tagliare la testa dai mostri. Lei su questo non se la sentì di “chiudere gli occhi”; ne parlò con l’ex-marito chiedendogli spiegazioni ma senza ottenerle.

ASCOLTO DEL PADRE

Il sig. … è nato a … il …. Il padre è deceduto per problemi renali, la madre è vivente e sana. Primogenito di due figli, la sorella è coniugata e ha due figli. Il padre era avvocato, la madre casalinga. Dopo la maturità si è iscritto a … a … e successivamente si è trasferito a … poiché trovala la facoltà di … molto affollata e non poteva avere un rapporto più diretto con i docenti. Dopo la laurea avrebbe preferito restare a … ma è rientrato a … per seguire il padre nella professione di … e anche per le cattive condizioni di salute dello stesso. Parla di un rapporto bellissimo con il padre.

Riferisce alcune esperienze affettive prima di conoscere la donna che diverrà sua moglie; pensò di aver trovato la “persona giusta” e per questo decisero di sposarsi dopo un anno di fidanzamento. Pensava di essere innamorato ma dopo il matrimonio ha scoperto che “non era amore ma ossessione”; aggiunge che “quando si vive insieme la personalità dell’altro viene annullata” e che per andare d’accordo con sua moglie doveva “annullarsi”. Quando si è accorto di questo ha cominciato a pensare di non poter vivere la sua vita insieme a sua moglie. Aggiunge che i problemi sono sorti quando lei ha fatto il test di gravidanza (risultato positivo), poiché gli ha rimproverato uno “scarso entusiasmo” per l’evento.

Pensava che i problemi di coppia intervenuti fossero di natura transitoria ma di fatto si sono separati dieci giorni prima del parto.

Dopo la nascita della bambina la madre ha cominciato ad avere atteggiamenti ostruzionistici nei suoi confronti, fissando gli orari di visita (es. alle 20 di sera); poi, contraddicendosi, afferma di aver potuto visitare la bambina anche di notte o di pomeriggio e che spesso gli orari di visita erano fissati d’intesa con la madre.

A questo punto il CTU chiede al sig. … se sa come è avvenuto il parto della ex-moglie e lui risponde che gli sembra che sia stato un parto con taglio cesareo.

Dopo la separazione, consensuale, ha potuto tenere la bambina con sé anche di notte, pur tenendoci a precisare che “…”. Fino al … non ci sarebbero state difficoltà al suo diritto di visita tanto che ha tenuto con sé la bambina durante le vacanze estive del … e le festività natalizie del …. Dopo la proposta di divorzio, nel …, la madre cominciò a “creare difficoltà” sull’affido condiviso, sull’assegno, ecc.

Il giorno … non riuscendo a vedere la bambina scoprì che si trovava a … per la perizia e il 16 marzo dello stesso anno venne denunciato.

Nel corso del secondo incontro, in data … il sig. … ha fornito una versione dei fatti radicalmente diversa da quella del primo incontro.

Pur enfatizzando, nel primo incontro, i comportamenti ostruzionistici della madre per limitare il suo diritto di visita, ha però riferito di aver tenuto con sé la figlia durante le vacanze estive del … e durante le festività natalizie dello stesso anno (contraddicendosi quindi platealmente), nel secondo incontro ha insistito, in maniera direi quasi ossessiva, sull’ostruzionismo da parte della sig.a … ostruzionismo che, riferisce nel secondo incontro, ci sarebbe stato sin da quando la bambina era molto piccola.

Lo scrivente non sa cosa pensare di questo cambiamento radicale nell’esposizione dei fatti da parte del sig. …, né quale ne sia l’utilità ai fini della presente CTU.

In data … si è svolto l’incontro tra la minore e i genitori, che è stato audio-video-registrato; l’incontro si è svolto in due fasi, dapprima la minore con la madre e successivamente la minore con il padre.

INCONTRO DELLA MINORE CON LA MADRE

Elementi salienti di tale incontro sono stati la notevole serenità della bambina che ha interagito volentieri con la madre, con il gioco e con il disegno; il suo atteggiamento è stato molto rilassato, a suo agio, mostrando gioia e divertimento.

INCONTRO DELLA MINORE CON IL PADRE

Ciò che è emerso in maniera inconfutabile è che appena il CTU ha detto alla bambina che nella stanza doveva entrare il padre è entrata immediatamente in stato di panico alzandosi di scatto dalla sedia andando a rifugiarsi in un angolo della stanza, dove è rimasta per un lungo periodo nonostante gli inviti del CTU a sedersi di fronte al padre. È stato necessario far entrare nella stanza anche la madre perché la bambina si tranquillizzasse un po’; si è infatti seduta ma restando per tutto il tempo in uno stato di tensione nonostante la presenza della madre.

Che a questo comportamento della minore si voglia dare una connotazione squalificante di “drammaticità e istrionismo” resta, a parere dello scrivente un’inferenza dei CTU non supportata da elementi oggettivi.

Molto scarsa l’interazione con il padre; alla domanda del CTU sul perché di questo suo rifiuto la minore ha mostrato una certa ritrosia a parlarne ma poi ulteriormente sollecitata ha fatto riferimento esplicito agli abusi sessuali subiti, dandone una descrizione, chiedendo nel contempo al padre di chiederle scusa.

Non si è osservata, da parte del padre in questa circostanza, una reazione adeguata alla richiesta di scuse (es. “ma di cosa dovrei chiederti scusa?”) ma solo una risposta svalutante verso la figlia (“ma quali scuse…”). Il padre più volta ha detto alla figlia di “smetterla di recitare”, mostrando in tal modo scarso rispetto verso la bambina.

RISPOSTA AI QUESITI DEL MAGISTRATO

Quesito a

Le operazioni peritali hanno permesso di accertare che la bambina rifiuta effettivamente ogni relazione con il padre.

Circa la genesi di tale disposizione della minore, in piena scienza e coscienza si può affermare quanto segue:

1) Non è emerso in nessun momento delle operazioni peritali un qualche elemento che possa far pensare a suggestionabilità della bambina nel ricordo degli accadimenti che la portano oggi al rifiuto verso la relazione con il padre. Il ricordo di tali accadimenti da parte della minore è genuino, preciso, circostanziato.

2) Nel corso dell’incontro con il padre, audio-video-registrato, si è avuto modo di osservare una reale condizione di disagio della bambina nel confrontarsi con il padre.

Quesito b

Il regime di affidamento più idoneo a tutelare la minore e a favorirne l’armonioso sviluppo psico-fisico è l’affidamento esclusivo alla madre. L’incontro con la madre ha messo in evidenza l’ottimo rapporto madre-figlia che consente alla bambina di sentirsi amata, protetta, sicura.

Circa la frequentazione con il padre è emerso in tutta chiarezza che la bambina è impaurita dalla relazione col padre (più volte ha ripetuto: “se vado con lui a me chi mi protegge?”); alla luce delle reazioni della minore si ritiene di dovere soprassedere per ora sulla questione, rispettando la volontà della minore e i suoi tempi affettivi. Sicuramente XXX potrà rivedere col tempo il suo atteggiamento attuale; forzarla adesso significherebbe traumatizzarla ancora maggiormente e rendere il suo rifiuto irreversibile.

La stessa legge 54, del resto, sancendo il diritto del minore a un rapporto con entrambi i genitori, non prescrive un dovere del minore; e il diritto alla bigenitorialità, oltretutto, è un diritto del minore non dell’adulto.

XXX mostra di non voler esercitare per ora questo suo diritto; credo sia compito degli adulti, in questo momento, rispettare la sua volontà.

Non a caso le convenzioni internazionali in tema di tutela dei diritti del fanciullo dichiarano che “il minore deve considerarsi un soggetto di diritto autonomo, portatore di istanze personali a cui deve essere data voce” (convenzioni internazionali sui diritti del fanciullo, di New York del 1989 e di Strasburgo del 1996).

Sul suggerimento finale dei CTU circa il “ruolo attivo” che dovrebbe svolgere il Consultorio di … in questa vicenda vi è da parte del sottoscritto il dissenso più completo; dalle relazioni prodotte dal Consultorio si evince che il loro intervento sinora è servito solo a peggiorare le cose. Buona parte della paura che la minore manifesta verso la relazione con il padre è infatti addebitabile, in via logico-deduttiva, proprio alla tipologia dell’intervento messo in atto dagli operatori del Consultorio, mirante a forzare a ogni costo la minore a incontrare il padre e non già a comprendere preliminarmente i motivi del rifiuto, a discuterne con lei, a far comprendere al padre che le ‘ragioni della bambina’ vanno rispettate.

L’aver operato senza il supporto della video-audio-registrazione, come d’obbligo in questi casi, solleva sull’operato del Consultorio innumerevoli dubbi e domande, visto che ci troviamo di fronte alla parola degli operatori, chiaramente coalizzati, contro quella della bambina che dice di essere persino stata trattenuta con la forza dagli operatori. Ciò ha nella sostanza rinforzato le paure di XXX, creandole quasi un vero e proprio disturbo post-traumatico da stress.

Pertanto, se un Consultorio familiare di …, non l’attuale sicuramente, dovrà continuare a operare dovrà farlo, a parere dello scrivente, mediante il supporto della video-audio-registrazione di tutti gli incontri con la minore.

Della vicenda precedente non ho ulteriori notizie.

Addendum: In un momento successivo la madre della bambina mi girò alcune trascrizioni degli incontri protetti al Consultorio. Li trovate qui e qui; ciascuno si può rendere conto che si tratta solo di torture contro i bambini, a tutti gli effetti.

(Dal testo “Contro la PAS e l’alienazione parentale – Consulenze e pareri tecnici)