I FALSI RICORDI DI ABUSI SESSUALI

Una corrente (non saprei come altro definirla) della psicologia, la cosiddetta psicologia giuridica, continua a sostenere la baggianata dei falsi ricordi di abusi sessuali; si tratta, come per la PAS, solo di una strategia processuale sostenuta dagli avvocati che difendono i pedofili, o comunque soggetti accusati di abusi sessuali su minori, spesso incestuosi, e dai loro consulenti psichiatri o psicologi.

Questa grossa sciocchezza ha trovato facile attecchimento, purtroppo, in giornalisti e youtuber poco informati che proclamano l’innocenza di condannati per fatti di pedofilia sostenendo che i bambini abusati avrebbero avuto dei falsi ricordi.
Quel che mi preme, in questa sede, è analizzare questo concetto dal punto di vista della psichiatria e della psicologia, quelle ufficiali.

I falsi ricordi sono classificati tra i disturbi della memoria; la disciplina che studia i disturbi della memoria, e delle altre funzioni psichiche (attenzione, concentrazione, ideazione, volontà, ecc.), si chiama psicopatologia.
I disturbi della memoria vengono distinti in disturbi quantitativi e disturbi qualitativi; tralasciamo i disturbi quantitativi (amnesie, ecc) e prendiamo in considerazione i disturbi qualitativi della memoria.
Come indica l’espressione stessa, si tratta di disturbi della qualità della memoria; la psicopatologia classifica i disturbi qualitativi della memoria, o paramnesie, in:
a) Allomnesie
b) Pseudomnesie
c) Criptoamnesie

Di interesse ai fini di questo post sono le pseudomnesie, definite da Ravizza e coll., coautori del Trattato Italiano di Psichiatria (1), come allucinazioni della memoria; comprendono i falsi riconoscimenti e i falsi ricordi.
Gli autori citati scrivono:

«Con il termine di falso ricordo ci si riferisce a una produzione compensatoria di fatti immaginari e fantastici in soggetti con gravi lacune mnemoniche. Un esempio paradigmatico è il fenomeno della confabulazione. La confabulazione consiste nella falsificazione della memoria che si verifica in rapporto con un disturbo amnestico di origine organica».

Proseguono con la distinzione di tale fenomeno in due forme:

1) Una confabulazione di imbarazzo, «che rappresenta il risultato diretto della perdita della memoria e richiede la presenza nel soggetto di un certo grado di attenzione. Il paziente cerca di coprire l’evidenza di un suo vuoto di memoria costruendo appositamente una scusa per giustificare un suo recente comportamento. La confabulazione di imbarazzo mette quindi in evidenza una consapevolezza sociale, per cui il soggetto si rende conto in qualche modo delle esigenze che la situazione comporta sotto il profilo sociale».
2) Una confabulazione fantastica, «che si presenta nei casi in cui il fenomeno va al di là delle esigenze sociali che vengono poste al soggetto da un vuoto di memoria: in questi casi il paziente descrive spontaneamente esperienze avventurose di natura fantastica. La confabulazione fantastica può verificarsi a seguito del deterioramento organico dovuto ad abuso di alcool e anche nel disturbo amnestico, di origine organica ma non indotto da alcool o da altre sostanze psicoattive».

Sulla confabulazione Karl Jaspers, autore del più prestigioso trattato di psicopatologia, scrive:

Per Galimberti (3)

«la confabulazione è un’attività rappresentativa che mette capo a racconti privi di rispondenza concreta, ma spesso verosimili e strutturalmente coerenti. Si distingue una confabulazione infantile in cui si esprime la tendenza a caricare di significati immaginari il mondo concreto, echeggiando fiabe, racconti fantastici, reminiscenze di avvenimenti recenti e passati con sostituzione di significati reali con significati immaginari, e una confabulazione patologica, frequente nella sindrome di Korsakov, nella demenza e in alcuni stati deliranti, dove la confabulazione svolge il ruolo di compensare i vuoti di memoria o di rendere le esperienze reali congruenti con la struttura del delirio».

Anche per la trattatistica psichiatrica più recente le confabulazioni «sono pseudoricordi che compaiono nella psicosindrome amnestica … come riempitivi dei vuoti della memoria» (4).

Come si vede, per la psichiatria e, credo anche, per la psicologia il falso ricordo o confabulazione ha lo scopo di ‘compensare’, per così dire, una perdita della memoria più o meno rilevante; per questo motivo la confabulazione, o falso ricordo, si osserva nei casi di deterioramento organico delle funzioni cognitive, di natura degenerativa (demenza) o per intossicazione alcolica (sindrome di Korsakov).
Questa è la confabulazione o falso ricordo per la psichiatria e la psicologia ‘ufficiali’, quelle che si riconoscono nelle classificazioni internazionali delle malattie (ICD e DSM), nei trattati e nei testi più autorevoli di psichiatria e di psicologia; il resto è paccottiglia antiscientifica di bassa lega.
Il peculiare concetto di falso ricordo di abusi sessuali, sostenuto dalla psicologia giuridica, non trova riscontro alcuno nei testi scientifici di psichiatria e psicologia, ed è pertanto antiscientifico, falso a sua volta. Ma è di gran moda, per così dire, prevalente soprattutto nei tribunali e porta all’assoluzione degli accusati di abusi sessuali.

Ho cercato la descrizione di questo fantomatico concetto anche in testi di psichiatria forense, visto che lo stesso viene utilizzato nel corso di processi per abusi sessuali su minori; il testo di psichiatria forense più accreditato è senz’altro il trattato di Ugo Fornari. Ebbene di questo concetto del falso ricordo di abusi sessuali subiti nell’infanzia non vi è traccia né in una vecchia edizione (5) che ho utilizzato per la preparazione dell’esame di idoneità nazionale a Primario di Psichiatria, né in quella più recente (6).
Insomma, per la psichiatria, la psicologia, e la psichiatria forense il concetto di falso ricordo di abusi sessuali subiti nell’infanzia è inesistente.

A questo punto è bene che i Giudici si facciano più attenti nella nomina dei consulenti e dei periti, non fidandosi più dei venditori di fumo, di coloro che sostengono falsità scientifiche come la PAS, l’alienazione parentale, l’amnesia infantile, i falsi ricordi di abusi sessuali, il rifiuto immotivato (qui e qui, ecc.; poiché una giustizia basata su falsità scientifiche è una falsa giustizia.

BIBLIOGRAFIA

(1) Ravizza L, Barzega G, Bellino S, Memoria, in Trattato Italiano di Psichiatria, a cura di Pancheri P e Cassano GB. Ed. Masson, 2002.
(2) Jaspers K (1959), Psicopatologia generale. Il Pensiero Scientifico Editore, 2000,
(3) Galimberti U, Enciclopedia di psicologia. Garzanti, 2002.
(4) Scharfetter C, Psicopatologia generale. Giovanni Fioriti Editore, 2005.
(5) Fornari U, Psicopatologia e Psichiatria Forense. UTET, 1989.
(6) Fornari U, Trattato di Psichiatria Forense. UTET Giuridica, 2015.

One thought on “I FALSI RICORDI DI ABUSI SESSUALI

  1. Anonimo

    Sono finalmente contenta di vedere che qualcuno inizia a mettere un po’ d’ordine all’interno delle sentenze dove i Giudici scaricano le loro responsabilità affidando a CTU impreparati il giudizio che per legge peraltro è SOLO IN CAPO AL GIUDICE.
    Troppi CTU negli anni hanno guadagnato INGIUSTAMENTE troppi soldi e TROPPA BUONA FAMA commettendo ingiustizie pazzesche soprattutto ai danni di chi troppo piccolo non può difendersi.CHE VERGOGNA.

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