L’EDITTO MESSAPICO

Si tratta di un articolo pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista giuridica “Il Foro Italiano”; il titolo completo è il seguente: “L’editto messapico: il «vero» affidamento condiviso dei minori nella crisi della famiglia secondo il Tribunale di Brindisi” (Il Foro Italiano, n. 5, maggio 2017).

L’autore, il Giudice Dr Geremia Casaburi, Consigliere della Corte d’Appello di Napoli, Sezione Famiglia, svolge un’attenta e puntuale analisi critica del documento “Linee guida per la sezione famiglia del Tribunale di Brindisi” a firma di alcuni magistrati di quel Tribunale con il quale si vorrebbero fornire indicazioni-prescrizioni in merito ai procedimenti per le separazioni e affidamento dei minori.

Nel sommario l’A. Scrive: «L’a. esamina criticamente le linee guida adottate recentemente dal Tribunale di Brindisi, che impongono un collocamento paritetico dei minori in sede di separazione e di divorzio, escludendo tendenzialmente istituti (assegno di mantenimento, assegnazione della casa familiare) pur previsti dalla legge».

L’A non manca di rimarcare che tali linee guida aderiscono acriticamente a posizioni delle associazioni dei padri separati che si improvvisano giuristi ma senza alcuna competenza in merito.

Scrive infatti: «Il contenuto delle l.g., nelle premesse programmatiche e nelle concrete indicazioni paranormative, riflette puntualmente – purtroppo senza un sufficiente filtraggio critico, e soprattutto giuridico – le posizioni di quell’associazionismo (e dei soggetti che, ad es. in ambito psicologico, lo supportano); tanto con buona pace dello stesso principio costituzionale di imparzialità del giudice. È sufficiente un raffronto tra il testo adottato dai giudici brindisini e i principali documenti programmatici contenuti nei siti Internet di riferimento, ovviamente in particolare dell’associazione “prescelta”».

Particolarmente significativo mi sembra questo passo: «Deve ancora rilevarsi che le l.g. – oltre che disattendere i consolidati principî giurisprudenziali in materia – per alcuni profili si risolvono in una consapevole, dichiarata violazione delle leggi vigenti».

Questa, dello stravolgimento dei principi giurisprudenziali e delle leggi vigenti, è un’autentica fissazione che affligge tutte le associazioni di padri separati; sembrerebbe quasi di poter interpretare questa circostanza in questo senso: non essendo riusciti a ‘dettare legge’ nelle proprie famiglie, ed estromessi dalle stesse proprio per l’attitudine a voler imporre la propria legge, una volta separati si improvvisano apprendisti legislatori pretendendo di imporre la loro volontà all’Italia intera.

Ora, se uno ha pretese di tal genere, in un paese democratico cerca di raccogliere consensi in democratiche elezioni, per poi far approvare le sue leggi. Ma pretendere di imporre la propria volontà, stravolgendo le leggi vigenti e pretendendo di interpretarle a modo suo, considerando la sua propria personale interpretazione della legge come l’unica autentica, senza peraltro possedere competenze giuridiche, è cosa che va al di là della normale convivenza civile in un paese democratico; tali concezioni lasciano intravedere profili autoritari nelle relazioni umane ai quali non va dato spazio alcuno.

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