LE CONDOTTE ALIENANTI-2

Riprendo il tema perché mi è stata segnalata la sentenza di un Tribunale statunitense nella quale vengono esaminate proprio tali condotte proposte da una delle più fanatiche sostenitrici della PAS, la d.ssa Amy Baker.

La sentenza è della Corte Suprema dello Stato di New York e si trova qui.
La vicenda in breve: i genitori si separano, le tre figlie sono in affidamento condiviso, collocate principalmente dal padre con diritto di visita della madre per due giorni la settimana, e inversione del collocamento di settimana in settimana.
Dopo circa un mese dalla separazione il padre inizia una battaglia legale contro la madre, che si è protratta per anni sino a giungere alla Corte Suprema.

La Corte riprende le critiche al concetto di PAS o alienazione parentale, espresse da altri Tribunali in precedenti sentenze, citando i vari autori che se ne sono occupati, da Paul Fink a Carol Bruch.
Una prima osservazione del Tribunale è interessante: il padre, oltre a dichiarare l’alienazione da parte della madre, deve provarla e in questo processo non vi è prova alcuna di ciò.
Ed ecco scendere in campo i massimi esperti dell’alienazione parentale, i quali però, date le citate critiche, non ne parlano esplicitamente e si rifugiano nei soliti retorici giri di parole.

Per prima la d.ssa Baker con il nuovo concetto delle condotte alienanti; ne elenca ben 17.
Senza portarla per le lunghe, la d.ssa Baker ha dovuto ammettere, sotto giuramento, di non aver mai incontrato le tre figlie della coppia e quindi di non essere in grado di provare l’esistenza di tali condotte alienanti né di provare che tali condotte, da lei ipotizzate, abbiano effettivamente allontanato le figlie dal padre, con il quale invece convivevano essendo collocate da lui, né, come osservato dal Giudice, vi era correlazione tra tali presunte condotte e l’opinione che le figlie avevano del padre.
Ecco il brano.

Un concetto, questo delle condotte alienanti, totalmente campato in aria e sganciato dalla realtà dei fatti; gli psicologi giuridici dimenticano, anche negli USA, che in Tribunale si devono esaminare e valutare i fatti e non teorie campate in aria.
Ed ecco scendere in campo, dopo la d.ssa Baker, un’altra ‘esperta’ di alienazione parentale, la d.ssa Linda Gottlieb, assistente sociale.
Il Giudice ha definito la testimonianza della Baker e della Gottlieb come “l’apice della follia”.
Ecco il brano.

Intervenne poi un terzo esperto, il dr Robert Evans, il quale pure, sotto giuramento, dovette ammettere di non aver mai incontrato le figlie della coppia, e quindi di parlare a vanvera. Giunse a dire che se il Tribunale ascoltava i bambini dava loro potere; una vera e propria assurdità, come dire che se il Tribunale ascolta dei testimoni conferisce loro potere. E i processi come si fanno? Virtualmente?
Il Tribunale alla fine ascoltò le tre ragazze le quali testimoniarono che pur avendo una buona relazione con il padre preferivano vivere con la madre perché per loro era più comodo in questo modo continuare a frequentare la scuola, senza i continui cambiamenti di domicilio imposti dalle precedenti sentenze.

Il Tribunale ha concluso che non era stata prodotta alcuna prova di tale presunta alienazione parentale e rigettò tutte le richieste del padre.
A quando nei Tribunali italiani?

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