Visto che la Suprema Corte di Cassazione gli ha rotto … il giocattolo dell’alienazione parentale (qui e qui), i professionisti della manipolazione hanno già trovato il nuovo giocattolo col quale gingillarsi.

Nuovo?
Nulla di nuovo sotto il sole.
Solita muffa maleodorante di violenza e pedofilia; roba da fogna insomma. 

Chi sono? Sempre loro, i sostenitori della scienza spazzatura, la PAS, poi divenuta alienazione parentale grazie a tipiche mossettine di tip-tap, poi piripacchio, poi metafora, poi fenomeno, poi problema relazionale (che qualche CTU, di quelli che vanno per la maggiore, continua a chiamare Disturbo relazionale, una cosa che non esiste proprio), madre assorbente, bambino alienato, colonizzato, arruolato nella guerra dei genitori, poi denigrazione genitoriale, poi condotte alienanti, già qualificate come l’apice della follia, e adesso, pare abbiano trovato un accordo, finalmente rifiuto genitoriale, immotivato s’intende.

E hanno pure la faccia di … bronzo di presentarlo come una novità. 
Ma egregi signori, si fa per dire, se è da anni che ci state provando!! Questa è proprio psicopatologia, e di quelle gravi.
Il rifiuto è sempre motivato, giustificato, ha sempre una sua causa. Studiatevi ogni tanto qualche libro serio di psicologia invece di abbeverarvi come pecoroni alla fonte dei sostenitori della PAS.

Che poi sono quelli delle carte di Noto, il perfetto salvacondotto per i pedofili; un po’ di senso critico ogni tanto, no?
Sono gli stessi delle buone prassi.
Gli stessi delle linee guida per l’ascolto del minore; che poi in realtà sono linee guida per il non ascolto del minore.
Gli stessi del memorandum (ma anche qui), i 111 intellettuali; intellettuali? 
Gli stessi, i 67 li ricordate? Che poi divennero 64.
Gli stessi dei fattori che riducono la credibilità dei minori, dell’amnesia infantile, ecc, ecc.

Reperita iuvant, pur sapendo che non c’è più stolto di chi non vuole ragionare.
Il rifiuto è un comportamento.
Il comportamento, anche quello di rifiuto quindi, è sempre la risposta dell’organismo, quindi della persona, di una persona, di un bambino, a uno stimolo. 
Semplificando: uno stimolo S provoca nell’organismo una risposta R. Si può ottenere una diversa risposta R solo modificando lo stimolo S.

Gli psicologi, anche se non comportamentisti, dovrebbero capirlo al volo, senza bisogno di ulteriori spiegazioni. I non psicologi dovrebbero capirlo ugualmente, per esperienza di vita.
Rifiutarsi di capire un fatto così elementare è segno di malafede.
Giungere a organizzare convegni, scrivere libri, ecc, sul rifiuto immotivato vuol dire prendersi gioco del prossimo, dei convegnisti nei convegni, dei lettori per i libri e dei giudici nei tribunali.
La cosa potrebbe anche essere olimpicamente ignorata (in democrazia chiunque è libero di farsi raggirare) se non fosse per i danni che costoro causano alla società.