DA NON SAPER LA FACCIA E QUALE IL DORSO

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Naturalmente, il titolo del post su Facebook era molto più colorito, ma certa gente è suscettibile e allora usiamo la scolorina.

Si tratta di un articolo dell’agenzia DiRE che intervista alcuni personaggi che ruotano intorno alle vicende di affidamento dei minori, in particolare quelli che rifiutano la relazione con un genitore, di solito il padre.
Provo a replicare, cercando di scansare qualche querela per diffamazione.
Ecco alcuni brani dell’articolo citato.

… durante tutto il convegno il lessico ricorrente è stato: “La madre cerca in tutti i modi di allontanare il figlio dal padre, di alienare la figura del padre”, ha dichiarato Vitalone rispetto al caso XXX. E ancora: “Continua ad alienare il padre dall’affetto del figlio”, parlando anche di “sintomi” e di una “malattia”.

Egregio Dr Vitalone, lei è un giudice, deve valutare i fatti. Ha le prove di questa che lei chiama alienazione? Sa molto meglio di me, o perlomeno dovrebbe saperlo, che senza prove non si può processare nessuno. Eppure è quello che da circa 20 anni accade nei tribunali dei minori e nei tribunali ordinari sezioni famiglia.
Le madri vengono processate senza uno straccio di prova, perchè ritenute, pre-giudizialmente, alienanti, malevoli, ecc.
Concetti definiti dalla Suprema Corte di Cassazione come “inammissibili valutazioni di tätertyp“. Non devo certo essere io, modesto psichiatra, a spiegare a un giudice un’Ordinanza della Cassazione; a ogni buon conto.
Mi permetta, ma come ci si può fidare di questa giustizia, come la madri possono continuare a fidarsi?
E quella che voi chiamate alienazione parentale, o tutti gli altri sinonimi, lo sa bene, è solo una strategia processuale per difendere i genitori accusati dai figli di violenza in famiglia o abusi sessuali incestuosi; in assenza delle prove della presunta, da voi dichiarata, manipolazione psicologica del minore, ecco tirare in ballo il concetto della malattia (prima PAS, poi alienazione parentale, poi madre malevola e poi tanti altri sinonimi che sarebbe troppo lungo elencare qui). Malattia inesistente; qui lei deve fare un passo indietro e lasciare la parola alla psichiatria, quella seria, quella dei DSM e dei trattati, quella internazionale non la fetecchia che in tribunale vi viene proposta dai CTU della psicologia giuridica.

… La psicologa forense Laura Volpini, che ha lungamente citato gli studi di Richard Gardner, psichiatra ideatore dell’alienazione parentale e contestato per altre sue teorie, ha risposto a quanti, iscritti al convegno in collegamento da remoto, le facevano notare controverse affermazioni dello psichiatra: “Lasciamo in pace il povero studioso. Adesso è morto e non si può difendere, quindi lasciamolo in pace”.

Egregia d.ssa Volpini: innanzitutto Gardner non era psichiatra, non offendiamo la categoria; in secondo luogo, ma quale studioso, Gardner non ha mai studiato un cazzo, perché se avesse studiato non si sarebbe inventata quella cazzata della PAS. Nel 1985, proprio per l’articolo sulla PAS, venne cacciato dalla Columbia University con la motivazione che era “ignorante nella disciplina di psichiatria e incapace di ragionare in base al metodo scientifico” (comunicazione personale del Dr Salvatore Pitruzzello, PhD in Scienze politiche e Assistant Professor presso la Columbia University, NY).
Le università italiane invece sono colonizzate da ignoranti della psichiatria e incapaci di ragionare secondo il metodo scientifico. E non aggiungo altro.

… Dello studioso Pompilia Rossi salverebbe il concetto della triade: “Le problematiche relazionali non dipendono solo da un genitore” ma “dal comportamento della triade”.

Egregia avv.a Pompilia Rossi, faccia l’avvocata, cosa ne sa lei di triadi e problemi relazionali? Né Gardner ha mai parlato di triadi; ma ha mai letto qualcosa di quel pessimo soggetto?
E la questione è sempre la stessa, in assenza di prove della presunta manipolazione psicologica del minore, ci si rifugia nella malattia, adesso problema relazionale. Se la famiglia è separata non esiste più una triade, ma due diadi, quella madre-figlio e quella padre-figlio. Il problema relazionale in quale diade c’è? Ecco, cominciamo da qui, dal definire con chiarezza il campo di intervento.

… Marisa Malagoli Togliatti, nota Ctu, ha insistito sulla “conflittualità che fa male ai bambini, tanti vanno in terapia per questo motivo”, ha detto. Sull’ascolto del minore la nota Ctu ha precisato che prima di ascoltare un minore bisogna sincerarsi “del suo discernimento”, soprattutto dal momento che “la maggior parte delle separazioni avvengono quando i figli sono molto piccoli, di due o tre anni”.

Egregia d.ssa Malagoli-Togliatti, la conflittualità fa male ai bambini. Certo, ma la conflittualità c’era già prima della separazione o è iniziata al momento della separazione? Se ha un minimo di formazione sistemico-relazionale, sa che la conflittualità c’era già prima della separazione e che è stata proprio la conflittualità, ormai insanabile (verosimilmente per violenza o abusi sessuali incestuosi) la causa della separazione. La separazione quindi mette fine alla conflittualità.
Poi arrivate voi CTU e riaprite la conflittualità, la esacerbate. A che pro? Follow the money trail, scrivono gli americani.
E poi: “prima di ascoltare un minore bisogna sincerarsi del suo discernimento“; cavolo! Ma se il giudice non lo ascolta come fa a sapere se abbia o meno capacità di discernimento? E lo deve ascoltare personalmente il giudice. Lo scrive chiaramente l’ultima Ordinanza della Cassazione.

Ma infine, questa vicenda la ricorda? E quindi? Di che obiettività andate parlando quando agite in quel modo? Chiedemmo per questo la sua ricusazione come CTU; e la giudice si mise a urlare in udienza contro l’avvocato. Ma che bel sistema!