BUONE PRASSI? – I PARTE

Finita l’era dei protocolli e delle linee guida eccoci a quella della buone prassi.

Di cosa sto parlando?
Di un documento dal titolo “Buone prassi giudiziarie e psico-sociali in favore della bigenitorialità e di contrasto all’alienazione parentale”.

Vediamo da chi sono proposte queste presunte buone prassi.
– Centro Studi Famiglia dell’Associazione Circolo Psicogiuridico
– Centro Universitario Internazionale (CUI)
– Centro Universitario di Studi e Ricerche in Scienze Criminologiche e Vittimologia – SCRIVI
– Fondazione Guglielmo Gulotta di Psicologia Forense e della Comunicazione
– La Casa di Nilla, Centro specialistico della Regione Calabria per la cura e la protezione dei minori
– Master in Neuropsicologia e Psicopatologia Forense – Università di Padova
– Società Italiana Scienze Forensi – SISF
– Società di Psicologia Giuridica – SPG
– Unità PsicoForense – UPF
– Università IUSVE di Venezia

Carneadi; ma cerchiamo di capire chi siano e quali competenze abbiano per parlare, addirittura, di buone prassi giudiziarie e psico-sociali. L’Italia è piena di gente di buona volontà che ha la pretesa di insegnare il mestiere agli altri; nello specifico ai giudici, visto che si parla di buone prassi giudiziarie, cioè di come si dovrebbero svolgere i processi, in base al verbo psico-giuridico del quale loro sono, evidentemente, i messia, e poi a psicologi & affini e alle assistenti sociali.

– Centro Studi Famiglia dell’Associazione Circolo Psicogiuridico: presidente avv. Giorgio Vaccaro.
– Centro Universitario Internazionale (CUI): del consiglio scientifico fa parte il prof. Giuseppe Sartori, psicologo.
– Centro Universitario di Studi e Ricerche in Scienze Criminologiche e Vittimologia – SCRIVI: direttore prof. Marco Monzani, avvocato; fa capo all’università IUSVE.
– Fondazione Guglielmo Gulotta di Psicologia Forense e della Comunicazione: presidente, inutile ribadirlo, l’avv. Guglielmo Gulotta; avvocato, perfezionato in psicologia. Tra i consiglieri di tale fondazione risulta il prof. Giuseppe Sartori (lo stesso del CUI). Nel sito si legge: “L’ideale della Fondazione è rappresentato dall’impegno a contribuire allo sviluppo di esseri umani giusti nelle parole, nelle decisioni, nelle azioni”.
– La Casa di Nilla, Centro specialistico della Regione Calabria per la cura e la protezione dei minori: il sito è abbastanza blindato, nel senso che non si capisce più chi siano; tra i professionisti legati in qualche modo a questa struttura, i dottori Giovanni Lopez, psicologo, Marco Pingitore, psicologo e Giovanni Battista Camerini, neuropsichiatra infantile. Di più non si può dire perché fanno preavvisi di querela.
– Master in Neuropsicologia e Psicopatologia Forense – Università di Padova: Direttore del master il prof. Giuseppe Sartori (lo stesso del CUI e della fondazione Gulotta).
– Società Italiana Scienze Forensi – SISF: presidente e segretario il dr Marco Pingitore, vice-presidente il dr Giovanni Lopez, consigliere il dr Giovanni Battista Camerini (gli stessi della casa di Nilla).
– Società di Psicologia Giuridica – SPG: qui non si capisce proprio nulla. Il sito risulta registrato a nome, forse, di un ingegnere di Catania. Navigando nel sito si incontrano i nomi di una psicologa di Catania, d.ssa Agata Romeo, e di un’avv.a, Luisella de Cataldo, perfezionata in psicologia.
– Unità PsicoForense – UPF: non è ben chiaro chi siano, ne fanno parte alcune psicologhe, d.ssa Laura Lombardi, d.ssa Anna Ballabio, d.ssa Moira Liberatore, d.ssa Luisa Puddu. Forse afferisce alla fondazione Gulotta, non è chiaro.
– Università IUSVE di Venezia: università salesiana di Venezia (la stessa del centro SCRIVI); non è chiaro se è coinvolta l’intera università o solo una sua articolazione, non è specificato. Si dovranno chiedere lumi al Rettore.

Nella sostanza, abbiamo una serie di sigle dietro le quali ci sono una decina di persone al massimo; che hanno la pretesa, e la presunzione, di decidere come devono lavorare i giudici, gli psicologi (e per analogia psichiatri e neuropsichiatri infantili) e le assistenti sociali. E sono sempre quelli della PAS, la falsa malattia, come da dichiarazione del Ministro della Salute nel 2012; quella che sarebbe dovuta entrare nel DSM-V come disturbo relazionale ma poi non ci è entrata ma loro la vedono distribuita tra le pagine del DSM-V in forma di spirito, stando alle allucinazioni di Bernet.

Da deformazione professionale mi verrebbe da commentare che ci vedo una certa mania di grandezza, ma non lo commento, non ci tengo a collezionare preavvisi di querela.

Ora, per carità, massimo rispetto per le loro professionalità, competenze, titoli, ecc, ma a me come devo lavorare me lo dice il Codice deontologico del mio Ordine professionale; è l’unico protocollo, l’unica linea guida che riconosco. Ci sarebbe pure, per noi medici, quella linea guida che va sotto il nome di giuramento di Ippocrate, ma è roba vecchia, vero colleghi?

Di seguito l’analisi di queste buone prassi.

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